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Una porta sulla preistoria megalitica: la “stonehenge” italiana apre le porte il 24 giugno

Il Parco e Museo Archeologico di Saint Martin de Corléans verrà inaugurato il 24 giugno: un grande sito megalitico, uno dei più interessanti d’Europa, e uno dei pochi al mondo a presentare in un’unica sede sia i monumenti originali che il museo.
L'area megalitica di Saint-Martin de Corléans
Cultura, Pubbliredazionali

Giugno 1969: scavando le fondamenta di nuovi condomini alla periferia di Aosta una ruspa urta una lastra posta a coperchio di una tomba, presto identificata come una stele antropomorfa. La scoperta è eccezionale: lì sotto ci sono le “nostre” fondamenta, ben più antiche di quelle che il cantiere stava realizzando. Un luogo straordinario che si sta per aprire finalmente ai visitatori, dopo anni di scavi, progetti e cantieri. Il Parco e Museo Archeologico di Saint Martin de Corléans verrà inaugurato il prossimo 24 giugno: un grande sito megalitico, uno dei più interessanti d’Europa, e uno dei pochi al mondo a presentare in un’unica sede sia i monumenti originali che il museo che li illustra e presenta al pubblico.

La visita
Il percorso di visita inizia con un’immagine emblematica: un corridoio discendente che permette di compiere un viaggio a ritroso nel tempo, fino al capolinea: 6000 anni fa, a sei metri di profondità. Terminato il conto alla rovescia la vista si spalanca sull’area coperta, su cui svetta un imponente dolmen. Lentamente tutti i dettagli – le arature, le fosse, i pozzi, le lastre – si svelano, prima come geometrie di un complesso disegno generale, e poi come insieme di particolari. Un gioco di luci, reso possibile da 500 fari orientabili, fa sorgere e tramontare il sole e proietta sul terreno le ombre dei reperti, mentre uno schermo trasparente si sovrappone alla realtà, mostrando con la grafica ricostruttiva le diverse fasi storiche.
Si sale poi su una balconata affacciata sugli scavi. Qui si trovano i reperti rinvenuti dagli archeologi: stele antropomorfe, tombe, fosse per pali rituali disposti in un allestimento contemporaneo e minimale, valorizzato dalle luci, dai fasci laser e dai dispositivi touch screen. Nel museo sono poi esposti macine, resti di cereali, testimonianze della lavorazione dei metalli, della semina di denti umani e della trapanazione dei crani di persone viventi – a scopi medici o rituali.

Le testimonianze del passato
Cinque millenni di storia, cinquanta secoli riassunti in un’area di circa un ettaro, coperta dalla grande struttura realizzata a protezione degli scavi. Parte dai momenti finali del Neolitico (fine del V millennio a.C.) comprende tutto l’Eneolitico (o Età del Rame) e attraversa quindi le successive Età del Bronzo, del Ferro e Romana, per giungere infine al Medioevo, quando venne costruita la chiesa di Saint Martin de Corléans.
Le testimonianze più antiche sono dei solchi: un’aratura rituale, che riporta l’orologio all’epoca dei riti fondativi con cui una comunità stabiliva un rapporto forte con un territorio, caricandolo di simbolismi. L’aratura fu realizzata prima dello scavo e dell’utilizzo dei “pozzi”, datati agli ultimi secoli del V millennio a.C.
La fase successiva è datata circa mille anni dopo: tra l’inizio e la metà del III millennio a.C. sono stati innalzati 24 pali lignei allineati, forse dei totem, di cui restano solo le fosse di alloggiamento contenenti resti carbonizzati di larice e pino silvestre.
Un altro salto temporale, e si arriva all’epoca delle stele antropomorfe di pietra, oltre 40 lastre che riproducono uomini e donne, figure rese in maniera sintetica, con abbigliamento, ornamenti, armi. Defunti, antenati, eroi? Questi monumenti, accompagnati da una “semina di denti umani”, sono disposti secondo assi perpendicolari, per creare una scenografia di grande impatto, dal valore – si ipotizza – astronomico e astrologico.
Successivamente l’area è trasformata da santuario in necropoli: le tombe di Saint Martin contengono resti di almeno una sessantina di individui, sia adulti, principalmente di sesso maschile, che bambini, inumati e cremati. Le architetture tombali sono diversificate. Tra le sepolture più imponenti, il dolmen che si erge su una piattaforma triangolare lunga 15 metri. La funzione funeraria viene mantenuta anche in epoche successive, con la realizzazione di tombe galliche e romane. 

Per ulteriori info: visitate il sito ufficiale della Regione autonoma Valle d’Aosta.

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