Ago rimasto nel corpo di un paziente: assolto il chirurgo finito a processo

Gianluca Iob, 47 anni, in servizio alla chirurgia vascolare dell'ospedale "Parini" era accusato di lesioni colpose. Per il pubblico ministero, al termine del processo, non sono emersi elementi tali da provare la sua responsabilità penale.
Il tribunale di Aosta
Cronaca

Iniziato lo scorso ottobre, il processo al chirurgo aostano Gianluca Iob, 47 anni, si è concluso oggi al Tribunale di Aosta con l’assoluzione dell’imputato “perché il fatto non costituisce reato”. Sentenziando per la non colpevolezza, il giudice monocratico Marco Tornatore ha accolto la richiesta del pubblico ministero Sara Pezzetto, che aveva sottolineato – poco prima, nella sua requisitoria – come, al termine del processo, non fossero emersi elementi tali da provare la responsabilità penale del sanitario, accusato di lesioni colpose.

I fatti dai quali aveva avuto origine il procedimento risalgono al marzo 2014. Dopo un intervento di routine al “Day Hospital” di Borgnalle, al momento di rimuovere una flebo il personale si rende conto che parte dell’ago si era rotta, restando nel braccio destro del paziente, un operaio 47enne di Saint-Vincent. Per l’uomo era quindi scattato il trasporto nel reparto di chirurgia vascolare dell’ospedale “Parini”, dove Iob aveva tentato di rimuovere la cannula, senza però riuscirvi.

Secondo le testimonianze rese in aula dalla parte lesa e dai suoi familiari, solo in un secondo tempo era stata chiaramente ammessa la presenza della parte terminale dell’ago (lunga 36 millimetri), che aveva nel frattempo raggiunto l’area del polmone sinistro dell’uomo, posizione in cui era stata giudicata sostanzialmente impossibile da estrarre, per la rischiosità dell’intervento necessario.

La situazione aveva condotto l’operaio a rivolgersi ai Carabinieri. Dalle prime indagini svolte era emerso che lo spostamento dell’ago si fosse verificato nel momento in cui il chirurgo aveva praticato un’incisione, togliendo il laccio emostatico dal braccio del paziente, per cercare il corpo estraneo. Nella sua arringa, l’avvocato Paolo Sammaritani, difensore di Iob, ha invece concentrato le sue attenzioni sulla cannula, sottolineando come la stessa fosse “di Singapore” e fatta di “materiale con disomogeneità nella sua struttura di plastica”. Il legale ha quindi posto l’accento sul fatto che “nessun consulente ha detto che il dottor Iob ha operato male”.Quindi, dopo la camera di consiglio del giudice, la sentenza, che scagiona il medico dall’accusa.

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte