Una campagna di Alice onlus per far conoscere i sintomi precoci dell’ictus

La campagna informativa, che si struttura in depliant e manifesti che in questi giorni sono appesi nei pannelli pubblicitari della città di Aosta e di alcuni comuni valdostani, vuole aiutare le persone a riconoscere i sintomi dell'ictus.
Giuseppe D'Alessandro
Società

Agisci in fretta, l’ictus non aspetta” è lo slogan della campagna di prevenzione dell’ictus promossa dall’Associazione Alice per far conoscere precocemente ai valdostani i sintomi di questa malattia, prima causa di invalidità permanente, seconda di demenza e terza di mortalità dopo i tumori e le malattie cardiocircolatorie.

La campagna informativa, che si struttura in depliant e manifesti che in questi giorni sono appesi nei pannelli pubblicitari della città di Aosta e di alcuni comuni valdostani, risponde alla volontà di aiutare le persone a riconoscere i sintomi di presentazione dell’ictus.

In Valle d’Aosta vivono circa 1600 persone che hanno avuto un’esperienza con questa malattia. Di queste il 60% presenta un’invalidità permanente di vario grado e ha necessità di assistenza. Ogni anno si verificano poi circa 350 nuovi casi. “Solo il 10-15% degli ictus ischemici curabili si presenta in tempo utile per poter iniziare i trattamenti. Il livello di conoscenza della malattia e la consapevolezza di essere affetti da ictus restano purtroppo ancora troppo basse” spiega il Giuseppe D’Alessandro, medico neurologo e già fondatore dell’Associazione Alice.

Ma quali sono i sintomi che devono far pensare all’ictus? Il tipo di ictus più frequente può presentarsi in una persona che in pochi minuti sviluppa una paralisi della faccia, ha una debolezza a muovere gli arti e una difficoltà a parlare. In questi casi bisogna chiamare immediatamente il 118 affinché la persona venga trasportata in Ospedale e qui accolta dal team professionale che attuerà il percorso diagnostico-terapeutico per iniziare tempestivamente le cure più appropriate.

Le cure danno il massimo di efficacia se praticate nei primi 90 minuti, poi le probabilità di miglioramento si riducono e dopo 4 ore e mezzo per la trombolisi endovenosa e sei ore per la trombectomia sono rischiose o addirittura dannose.

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