Gressoney chiede di tornare a sciare sul ghiacciaio dell’Indren: “Un progetto sostenibile”

Un comitato di operatori locali si è incontrato per valutare l’ipotesi di una riapertura. Si sciava fino al 1997 e dove si potrebbe sciare ancor oggi, nonostante l'autunno più caldo degli ultimi cinquant'anni.
Il ghiacciao dell'Indren
Economia

Tornare a sciare sul ghiacciaio dell’Indren dove si sciava fino al 1997. E’ quanto chiedono alcuni operatori di Gressoney-La-Trinité che si sono incontrati ieri per discutere della questione.

“Si tratta di un piccolo ghiacciaio – dice Paolo Maria Viganò, assessore al Turismo di Gressoney – situato ai piedi della Piramide Vincent, a Punta Indren, il punto più alto del comprensorio Monterosa Ski (3285 metri) dove si sciava fino al 1997 e dove si potrebbe sciare ancor oggi, nonostante l’autunno più caldo degli ultimi cinquant’anni.

Un progetto che secondo gli operatori locali potrebbe essere economicamente sostenibile, importante non solo per l’indotto, ma anche per l’attore principale, la Monterosa spa.

Un progetto che dovrà essere a detta di tutti i presenti il più possibile eco-sostenibile, andando a recuperare un impianto già esistente in passato (lo skilift "Roccette") senza intaccare un ecosistema vergine, ma anzi riqualificando ruderi ancor presenti, soprattutto dove sorgeva la stazione di arrivo a Forcella di Bors; magari valutando soluzioni "green", come ad esempio il "solar-skilift".

Il piccolo ghiacciaio potrebbe, almeno nel periodo ottobre-maggio, ospitare una pista da sci da discesa lunga circa 1 chilometro e larga 70 metri, uno snowpark per freestyle ed una pista da sci di fondo di circa 1 chilometro.
Un’offerta tutta italiana che potrebbe rappresentare un’imperdibile offerta per il turismo di prossimità (e non solo), un’importante impulso per il locale liceo "Gressoney Ski Institut", un valore aggiunto per il locale palazzetto sportivo "Gressoney Sport Haus".

“L’incontro – scrive infine Viganò – ha avuto un’importante riscontro positivo: la grande condivisione sul tema ha spinto i partecipanti a decidere di unirsi in un gruppo di lavoro, ma soprattutto ad "autotassarsi" per finanziare la realizzazione di uno studio di fattibilità, di un business plan, che verrà affidato a tecnici esterni alla nostra realtà, che una volta prodotto verrà presentato a Monterosa spa, Comuni e Regione nella speranza di vedere trasformato questo "sogno" in realtà nel più breve tempo possibile”.
 

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