Asili nido, i sindaci dicono “sì” all’aumento delle rette e del rapporto educatore bambini

È stata approvata oggi a maggioranza, con 4 contrari e 3 astenuti, la delibera di Giunta regionale che propone di aumentare ad 850 euro mensili massimi le tariffe di iscrizione agli asili nido.
L'assemblea CPEL
Politica

Chi si aspettava una ‘vis polemica’, per non dire che volassero gli stracci, durante l’assemblea odierna del Consiglio Permanente degli Enti Locali, in realtà sarà rimasto un po’ deluso.

Sul piatto c’era lo spinoso argomento degli asili nido, condito dalla recente delibera di Giunta regionale che aumenta le tariffe per l’iscrizione ad 850 euro mensili massimi (calcolati attraverso l’ISEE) e al contempo ritocca il numero degli adulti (dal rapporto 1 ogni 6 bambini, a 1/8), e anche la proporzione dei coordinatori, che passano da 1 ogni 30 bambini ad 1 ogni 45, quindi con la possibilità che lavori su più di una struttura.

La disamina introduttiva dell’Assessore regionale alla Sanità Antonio Fosson, poi, lascia poco spazio all’interpretazione: “Stiamo vivendo un momento di grande difficoltà – ha spiegato laconico all’assemblea dei Sindaci – perché le risorse della Valle, in ogni campo, sono enormemente diminuite. La situazione è completamente diversa rispetto al passato”.
Ma non solo: “Il sistema va ripensato  – continua Fosson – e la filosofia della delibera evidenzia come gli asili nido nascano come istituzione non obbligatoria per conciliare lavoro e famiglia. Altre filosofie non sono corrette e i ‘nido’ devono tornare a questa funzione”.
Fattori noti, ma che si legano alla ‘rivoluzione’ delle tariffe dei nido: “Al sistema degli asili nido – ha aggiunto Fosson – si è associata la confusione legata all’anno sperimentale dell’Isee. I dati sui costi sono diversissimi da un asilo rispetto ad un altro, ma i costi sono comunque elevatissimi per l’amministrazione: circa 1500 euro mensili per bambino a fronte di contribuzione massima di 700 euro a famiglia”.
Rapporto, quindi da cambiare: la delibera regionale porta infatti la tariffa da un minimo di 250 euro ad un massimo di 850, nella fascia d’età dai 6 mesi ai 3 anni

Gli stracci non volano, anzi. Al netto di 4 voti contrari (i Sindaci di Hône, Champorcher, Châtillon e Torgnon) e 3 astenuti (Gignod, Fénis e Antey), il Cpel alza il tiro e propone che si arrivi ai 900 euro mensili massimi che resteranno 850 in capo alle famiglie, mentre il resto alla Regione: “L’assemblea Cpel – si legge nel parere – esprime preoccupazione e richiama la necessità di riconfigurare il servizio ‘tata familiare’ per i territori di media ed alta montagna. L’assemblea invita l’assessore invece a disincentivare questo servizio dove il territorio presenta già un’offerta ricca". In calce il Cpel propone anche la revisione dei costi unitari delle garderie, in un passaggio da 400 a 500 euro mensili.

“È un anno sperimentale – ha puntualizzato in chiusura del dibattito il Presidente del CPEL Franco Manes – e siamo arrivati al punto in cui il sistema di welfare valdostano deve essere affrontato e ridisegnato completamente, ed in maniera organica. Siamo arrivati al punto in cui gli interventi puntuali adottati negli anni offrono una soluzione temporanea ma non a lungo termine”. 

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