Congresso UV, Pastoret richiama l’indipendenza: “I valdostani ne hanno abbastanza di stare zitti”

Nella giornata delle celebrazioni unioniste il richiamo del Presidente è quello ad alzare la testa: “Fino a quando abbasseremo la testa e accetteremo?". E all'orizzonte ci sono le Comunali.
Il Congrès National dell'Union Valdôtaine
Politica

In un Congrès National in tono dimesso è il Presidente Ennio Pastoret ad alzare il tiro.
Un discorso che si concentra, ad un anno esatto dall’inizio del suo mandato, sul futuro dell’Union Valdôtaine.

Un futuro che vuole strappare il ‘velo di silenzio’ sull’identità e sull’orgoglio valdostano: “L’Europa dei popoli – ha spiegato Pastoret – è diventata invece l’Europa della finanza e delle banche. Un’Europa che ha minacciato la Scozia e la Catalogna per i loro referendum, cercando così di nascondere e minacciare le spinte autonomiste presenti in altri paesi. Oggi più di ieri è nostro dovere batterci e difendere la nostra cultura, e dovremmo farlo noi valdostani, da soli. Questo è il momento di svegliarci o semplicemente di sparire, e la scelta è solo nostra. Sta a noi dimostrare che la nostra autonomia non è privilegio ma è il rispetto delle nostre prerogative, perché ‘autodeterminazione’ e ‘indipendenza’ non sono parole tabù né blasfeme. I referendum in Scozia e Catalogna sono legittimi, come lo sarebbero anche per altri popoli”.

Il richiamo del Presidente è quello ad alzare la testa: “Fino a quando – prosegue Pastoret – abbasseremo la testa e accetteremo? Fino a quando non conteremo più niente. I valdostani ne hanno abbastanza di stare zitti, di accettare e di subire. Oggi manca un messaggio condiviso: cerchiamo di rialzarci. Torniamo alle origini, ad un Mouvement più fiero ma più aperto. Diamo un’altra chance all’Union Valdôtaine”.

Non manca poi l’analisi della situazione politica regionale: “Dal 2013 abbiamo un Consiglio Regionale frammentato – prosegue il Presidente UV – che ci ha creato delle difficoltà, mettendo in crisi la capacità di assicurare la governabilità. Una instabilità diventata chiara a marzo 2014, con una crisi politica durata fino a giugno. Abbiamo condotto negoziati che non hanno portato a niente, quindi abbiamo cercato di ricompattare la maggioranza mentre le opposizioni hanno perso la loro unità. Ci sono stati cambiamenti nei 18 di maggioranza, con qualche sacrificio da parte di qualcuno, ma che ha dato una grande lezione, senza sbattere la porta e lamentarsi. Il nostro popolo soffre e lo fa in silenzio, con grande dignità, e noi abbiamo il dovere di non ignorarli. C’è la necessità di razionalizzare il nostro modello di sviluppo, ora bisogna passare dalle critiche alle proposte. Una revisione responsabile del sistema è necessaria, ma bisogna andare oltre gli slogan e i modi di dire”.

E da qui l’apertura di Pastoret, anche in ottica delle Elezione comunali di maggio 2015: “Con Stella Alpina siamo la maggioranza ma speriamo di condividere le scelte anche con altre forze politiche: la comunità ci chiede di lasciare da parte le ‘querelles’ e di concentrarci sulle cose concrete. Per noi sono importanti i contenuti e non le pregiudiziali, senza processi sul passato degli altri. Ma non si confonda la nostra disponibilità per debolezza. Non accettiamo processi sommari ma un confronto su programmi e cose concrete, senza primogeniture. Aspettiamo risposte. La possibilità di intese c’è anche sulle Elezioni comunali, come l’opportunità di evitare fratture e pregiudiziali. Il nostro dovere è quello di essere seri, di avvicinare la gente e non di allontanarla”.

In ultimo, il commento alla sentenza espressa lunedì dal tribunale, che ha visto il Presidente della Regione assolto dalle accuse rivoltegli dal pm, e sulle indagini sui rimborsi dei gruppi consiliari: “Riguardo i rinvii a giudizio – conclude Pastoret – abbiamo la convinzione che i nostri abbiano agito onestamente, e che dimostreranno infine la loro innocenza. Lunedì c’è stata invece la sentenza per il Presidente Rollandin, e siamo molto contenti contenti per lui. L’unico rimpianto è dovuto al fatto che per mesi, nell’opinione pubblica, si è fatto intendere che dietro ci fosse del marcio. Lunedì il tribunale ha dato la risposta migliore: ovvero che il fatto non sussiste”. 

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