Alessio Nebbia e l’amore per la montagna protagonisti a San Lorenzo

Il 28 novembre inaugura la mostra dedicata al pittore, fotografo, sculture, geografo Alessio Nebbia, amante della montagna valdostane. Le sue pitture lo rendono figura di spicco nell’ambito artistico valdostano nella prima meta del Novecento.
Nevicata a Courmayeur - 1970 - Alessio Nebbia
Cultura

E’ Alessio Nebbia il protagonista della mostra che l’Assessorato regionale alla Cultura inaugurerà venerdì 28 novembre 2014, alle ore 17.30, presso la Chiesa di San Lorenzo ad Aosta. Un luogo che bene racchiude tutta la poliedricità di questo personaggio, noto in Valle d’Aosta come pittore, ma anche disegnatore, fotografo, geografo, disegnatore e tanto altro.
Di fatto le magiche suggestioni e rappresentazioni della montagna, soprattutto valdostana, che di Alessio Nebbia abbiamo nascono dal suo amore per le nostre montagne che scelse sin dal 1925 come luogo di residenza e come soggetto privilegiato dei suoi dipinti. Nato a Castello d’Annone (Asti) nel 1896, si trasferisce da Torino a Courmayeur lasciandosi ispirare dalle cime valdostane con le quali ebbe un rapporto profondo. Come alpinista toccò con mano le loro profonde rughe scavate dal tempo, la loro imponenza e altezza, le loro atmosfere mutevoli, per poi riportarle con maestria in suggestive tele e non solo. Illustratore della montagna, "pittore della neve" e "pittore delle montagne". Lo hanno definito in tanti modi ma prima di tutto Alessio Nebbia è stato un amante della montagna valdostana, tanto che sul suo plastico della Valle d’Aosta è incisa l’espressione "montagnes valdôtaines vous êtes mes amours".
La sua opera è caratterizzata dal saper coniugare gli aspetti tecnici e quelli poetici della montagna, espressione di una personalità polivalente quale era frequente in altri tempi. L’aspetto tecnico-scientifico si ritrova nella rappresentazione "oggettiva" della montagna, reperibile nei panorami a volo d’uccello, nei plastici in gesso dipinto, negli ortorami e nei panorami fotografici, nella guida turistica di Courmayeur. L’aspetto poetico si ritrova nelle fotografie, nei disegni all’inchiostro di china, negli acquerelli, nei quadri ad olio.

Anche le sue immagini sono degne di nota perché ci riconsegnano dal punto di vista storico una Courmayeur o il Breuil ancora tra ampi spazi liberi dalla loro successiva urbanizzazione. Fu poi la fotografia e la montagna a fargli conoscere personaggi che con lui condividevano analoghi interessi. Negli anni ’30 intrattenne una importante corrispondenza con Guido Rey, che lo gratificava con l’appellativo di "collega", con il parroco di Saint-Nicolas, don E. Bionaz, che si lamentava dell’eccessivo costo delle lastre che limitava le possibilità di esercitare l’arte della fotografia e con un importante figlio di Courmayeur, l’Abbé Henry.

La mostra, curata da Daria Jorioz, Sandra Barberi e Giuseppe Nebbia, ripercorre l’attività pittorica dell’autore attraverso una selezione di opere provenienti da collezioni pubbliche e private. Dagli anni Quaranta Nebbia coltiva prevalentemente l’attività pittorica. “Artista apprezzato per l’atmosfera rarefatta della sua pittura – si legga in una nota – Nebbia esplora vie intime del tema paesistico con una pittura lungamente meditata, tesa a cogliere la vibrazione luminosa annotando i timbri coloristici nel mutevole variare delle ore del giorno e degli eventi atmosferici”. L’esposizione è corredata da un catalogo bilingue italiano-francese, che contiene le riproduzioni di tutte le opere esposte, edito dalla Tipografia Duc e posto in vendita in mostra al prezzo di 15 euro..
 

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