Lavoro gratis, l’Arpa sospende le collaborazioni

Dopo le polemiche dei giorni scorsi e aspettando la mozione della minoranza, iscritta all’ordine del giorno del prossimo Consiglio, il Direttore ha deciso di mettere in stand by l'iniziativa. Nei giorni scorsi la Cgil ha approvato un ordine del giorno.
Società

Le due collaborazioni gratuite dell’Arpa sono al momento sospese. Dopo le polemiche dei giorni scorsi e aspettando la mozione  della minoranza, iscritta all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Valle (Ndr alla luce degli ultimi eventi difficilmente verrà discussa), il Direttore ha deciso di tenere in stand by le due persone che hanno risposto al bando dell’ente.

“Questa nostra iniziativa – sottolinea il Direttore Giovanni Agnesod – è stata pesantemente travisata. Ripeto, non si tratta di lavoro dipendente, avevamo inteso questa come un’opportunità. Non volevamo sfruttare nessuno e tanto meno avallare nessuna forma di precariato.” Il Direttore si dice dispiaciuto delle polemiche piovute in queste settimane sull’Arpa e difende a spada tratta l’iniziativa. “Basta guardare su Google per rendersi conto che queste collaborazioni volontarie gratuite sono ampiamente utilizzate in Italia. Noi ne abbiamo dato comunicazione seguendo i criteri di trasparenza a cui dobbiamo attenerci.”

Oltre alla minoranza in Consiglio Valle, contro il bando dell’Arpa, è scesa in campo nei giorni scorsi anche che la Cgil che, durante l’ultimo Congresso, ha approvato un ordine del giorno con il quale si impegna il sindacato "ad esperire tempestivamente, secondo le modalità che vengono ritenute maggiormente efficaci, ogni azione volta a bloccare gli effetti dell’atto".

"Tale avviso “di collaborazione a titolo gratuito della durata di 24 mesi” – si legge nel testo dell’iniziativa – nel non prevedere alcun corrispettivo economico a fronte di una prestazione resa ad elevato valore professionale lede l’art. 36 della Costituzione Italiana" e "diffondendosi presso Enti pubblici, ancorché strumentali di Amministrazioni regionali quali Arpa Valle d’Aosta, può determinare conseguenze devastanti anche su scala nazionale in termini di lesione di diritti fondamentali del lavoratore".

Nei giorni scorsi sul sito Change.org è comparsa inoltre una petizione rivolta alla Procura di Aosta.
 

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