Presentata la nuova Union valdôtaine progressiste

Ad Hone oltre 400 presenti nonostante “caldi inviti” a non presenziare. Il 26 gennaio ad Aymavilles l’assemblea fondativa. Claudio Bredy presidente tecnico temporaneo. Gerandin l’8 gennaio lascia Celva e Comunità montana.
Logo dell'UVP
Politica

”Guadiamo lontano e scegliamo il nostro avvenire – Riunire/riuscire”. Sono queste alcune frasi del manifesto dell’Union Valdotaine progressiste, il nuovo soggetto politico nato dalla scissione dell’Union Valdotaine, su iniziativa dell’ex presidente della Regione, Luciano Caveri, dell’ex assessore regionale alla Cultura, Laurent Viérin, del consigliere regionale Andrea Rosset, dell’ex presidente del Consorzio degli Enti Locali, Elso Gerandin, e dal sindaco di Hone, Luigi Bertschy. Se a Fénis si era evidenziato ciò che non andava nel movimento dell’Union Valdotaine, ad Hone giovedì 3 gennaio si è presentato il programma delle cose da fare. 
In una sala colma di oltre 400 persone, con gente rimasta fuori nei corridoi, con tanti giovani presenti, protagonisti poi dei diversi interventi, ha avuto inizio la serata che ha presentato programma, strumenti e direzione che il nuovo movimento politico vuole seguire, con tante idee, tante affermazioni, tante piccole confessioni.

A guidare per ora il nuovo soggetto politico è Claudio Bredy nella veste di presidente tecnico in attesa della definizione degli organi del movimento. L’UVP ha come logo il Leone, in versione moderna, su sfondo rosso nero con la scritta Union Valdotaine progressiste. Lo Statuto, non ancora chiuso, sarà firmato dai soci fondatori sabato 26 gennaio 2013 ad Aymavilles per l’Assemblea fondativa. Si prevede nello Statuto l’entrata nel movimento a partire dai 16 anni, tre organi, presidenza, conseil e assemblea, e potranno partecipare anche i simpatizzanti. Tra i principi fondatori e valori espressi nello Statuto il richiamo alla storia e alla lotta di liberazione antifascista. Non manca il “Manifesto” del nuovo movimento, in quattro lingue (italiano, francese, patois e walser). Le carte sono state messe tutte sul tavolo e ad alternarsi al microfono sono stati tutti i “ribelli” dell’Uv.

“Non abbiamo altri obiettivi se non costruire insieme qualche cosa di nuovo che sia significativo per la nostra Valle, per la popolazione”. A fare i saluti è il padrone di casa, il sindaco Luigi Bertschy che ha passato poi la parola a Laurent Viérin.
“E’ una presenza numerosa che ci da forza oggi. A Fenis c’è stata un’assemblea che ci ha dato entusiasmo, abbiamo ascoltato interventi che hanno sollecitato un dibattito che mancava da tempo, qualcosa che abbiamo perduto” ha detto Laurent Viérin. Una presenza massiccia dunque quella di Hone nonostante i “calorosi inviti a non venire” ha detto ancora Viérin “E’ un segnale alla partecipazione che avevamo perduto, un invito a condividere, una curiosità ad un nuovo progetto politico, ma soprattutto la voglia di cambiamento. Vogliamo prima di tutto ricostruire partendo dalle cose buone, dai valori ancora vivi che ci sono”.
L’ex assessore alla Cultura ha poi elencato i punti del metodo nuovo che sarà seguito dall’UV progressiste: “Prima cosa no ad una visione verticistica, ma un programma che parta dalla base e dalle sue sensibilità. Secondo, un gruppo aperto, no a stanze chiuse in cui si decide. Vogliamo essere una casa comune aperta che si confronta. Terzo punto è il rinnovamento, dare spazio ai giovani che hanno deciso di mettere a disposizione la propria intelligenza, il nostro è un progetto che vuole dare loro spazio, e sposare questa nuova linfa ed energia”. E sono proprio i giovani la nuova linfa su cui punta l’Uvp, l’ex assessore alla Cultura è riuscito a radunarne molti intorno a sé, anche in sala.

Il primo scoglio era la denominazione del progetto.
“Siamo partiti con certe idee e il territorio ci ha dato altre vie da seguire. Noi siamo unionisti da sempre e nessuno ce lo può togliere – ha affermato Viérin – tanto più chi è arrivato all’ultimo minuto, noi crediamo ai principi fondativi dell’Union valdotaine e per questo abbiamo scelto una denominazione che sposasse i colori rosso e nero, il leone e la parola progressista. Ecco allora il simbolo e il nome, per il quale siamo stati autorizzati da chi diede vita ai tempi alla stessa denominazione”. Il riferimento ad Ettore Marcoz, che nel 1972 fu tra i promotori dell’allora UVP, nata per protesta all’allora Presidente della Regione, Severino Caveri. La storia è circolare si dice e a rispondere alla storia è stato lo stesso Luciano Caveri. “Credo che sia ora mio zio Severino ad avere avuto nella tomba di famiglia qualche sussulto nel percepire come cambiava il cuore dell’Uv, la rete di interessi che si espandeva. L’etica e la morale non sono panzane e non si possono avere sconti”.

Non sono mancati poi richiami al metodo “Rollandin”: “vogliamo far ritrovare fiducia per la politica. E’ un progetto alternativo a certi metodi che sono degenerati e che non condivide un uomo solo al comando, non la visione di chi decide tutto. Oggi cercheremo di abbattere queste frontiere – ha annunciato Viérin – Non vogliamo servirci della gente ma servire la gente”. Le affermazioni sono forti, come ogni volta che nasce un nuovo movimento che raduna intorno a sé speranzosi di camviamenti, così come la voglia di partecipazione della platea che nel dibattito finale non ha mancato di fare osservazioni e presentare perplessità sul nome, auspicando tuttavia buon lavoro al nuovo gruppo e l’auspicio di un nuovo modo di fare politica. “Non giocheremo a fare i più bravi e ad essere nemici dell’Union valdotaine” ha tenuto ad evidenziare il primo cittadino di Hone.

Le piccole confessioni
“A due ore dalla riunione di Fénis è uscita la proposta delle primarie – ha iniziato Viérin – anche se aprire solo ai 2000 iscritti rispetto ai 33mila voti Uv la dice lunga. Io sono andato a votare alla primarie del Pd, sono andato a votare Renzi per votare il cambiamento, non perché sono del Pd. Volevo lanciare un messaggio e come me tanti altri unionisti”. L’ex assessore tira poi le prime somme dopo che la tensione interna ha portato alla scissione “Dopo la nostra uscita dal gruppo UV è stato l’abbandonato l’alleato che più ha fatto discutere gli unionisti “Il Popolo della Libertà”, definita in un secondo momento da Caveri “piccola stampella”, anche se “al Congresso dell’Uv però nulla si era detto”. “Crediamo, al di là della facciata, di lavorare per il bene comune e non per altri interessi. Anche se siamo accusati di distruggere l’UV qualcuno si deve rendere conto che sono altri che la stanno distruggendo. C’è una mutazione genetica di chi entra in Uv oggi per altri fini. Non ci toccano i discorsi sulle poltrone – ha precisato ancora Viérin – perché quelle le abbiamo abbandonate, le stiamo abbandonando e le abbandoneremo”.

Elso Gerandin prende poi la parola e parla di un messaggio diverso da portare avanti, incentrato sulla coerenza. “Martedì 8 gennaio darò le dimissioni dal presidente del Celva al mattino e da presidente della comunità montana Evançon al pomeriggio. Questo a testimonianza di un atteggiamento nuovo che vuole premiare i meriti e non scelte politiche. Gli enti locali sono entrati in crisi per la mancanza di pari dignità con l’Amministrazione regionale”.

“In realtà qualcuno ha schiacciato l’autodistruzione – ha poi detto Luciano Caveri nel proprio intervento – e il conto alla rovescia della fine dell’UV è stato dato, noi crediamo di reagire con un soggetto politico nuovo che sia elemento di costruzione di un’identità politica nuova in cui ci riconosciamo. Ci hanno fatto davvero tante offerte, alcune importanti altre meno. La scelta di mantenere UV progressiste, nonostante le accuse di plagio, è una scelta coerente di identità”.

Bertschy poi confessa la sua “ Sul referendum sul pirogassificatore non si è potuto dire nulla. Nessuna discussione, io però sono andato a votare. Ci sono punti fondamentali che non possono essere dimenticati in questa vicenda. Tra questi un bilancio regionale fatto da una sola persona”.

Interviene poi Andrea Rosset, consigliere regionale, che ha evidenziato una nuova voglia di far politica riscontrata nelle ultime settimane con il lavoro svolto nell’ambito della nascita del nuovo progetto politico. “Sul lavoro in Consiglio ricordo maggioranze di 10 minuti ogni 15 giorni, se questo è un metodo di lavoro lascio a voi il giudizio – ha detto Rosset – Una patina di grigiore ci ha pervaso. In queste settimane ho visto riapparire i colori, quelli della condivisione e della voglia di fare politica. A me avevano offerto l’assessorato scoperto ed ho rifiutato”.

Su una cosa non c’è poi dubbio. Il nuovo movimento punta sull’utilizzo dei social network e sulle nuove tecnologie. E’ stato così presentato il sito www.unionvaldotaineprogressiste.org aperto alla discussione.

Il dibattito finale ha visto alcuni interventi, domande del pubblico su sanità, lavoro e scelte politiche o personali, qualche dubbio sul nome e anche qui sono arrivate nuove affermazioni. Tra queste le minacce che sarebbero arrivate ai precari che lavorano per l’Amministrazione regionale su un’eventuale perdita del posto se fossero andati a votare per il referendum. Un sistema denunciato da più parti. Insomma, il tema del posto di lavoro si è fatto sentire. La serata nel suo complesso ha messo in evidenza un progetto politico che sembra attirare intorno a se consensi, almeno nei primi due incontri. Bisognerà ora vedere nei prossimi interventi sul territorio e soprattutto su Aosta. Il periodo è caldo, la folta presenza è risultata inaspettata per molti, le chiavi di lettura però sono ancora molte e molto si deciderà nelle prossime settimane.
 

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