Delitto Morandini: lo scultore è stato ucciso per pochi spiccioli

La ricostruzione dei fatti emerge dalle motivazioni contenute nella sentenza di condanna a 19 anni e 10 mesi di reclusione per Radu Gal, che ha confessato il delitto a differenza dell’altro imputato, Puiu Pitica.
I tre sospettati dell'omicidio di Paolo Morandini
Cronaca

Una morte assurda che assume i contorni della beffa, quella di Paolo Morandini, assassinato la sera del 29 aprile 2011 nella sua casa-laboratorio di Aosta. Lo scultore, secondo le motivazioni contenute nella sentenza di condanna a 19 anni e 10 mesi di reclusione con rito abbreviato per Radu Gal, depositata il 16 aprile scorso, è stato ucciso per pochi spiccioli.

“Il Pitica è andato in un’altra stanza più all’interno – scrive il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Aosta, Giuseppe Colazingari – e ha preso dei soldi che si trovavano sul tavolino: poiché però si trattava di monetine, a causa del rumore prodotto mentre le metteva in tasca, la vittima si è accorta del furto, lo ha afferrato per i vestiti e i due hanno cominciato a spingersi cadendo a terra. In quel frangente è scoppiata la colluttazione che portò alla morte dello scultore aostano”.

Radu Gal ha confessato il delitto a differenza dell’altro imputato, Puiu Pitica, che deve rispondere di omicidio aggravato come lui. L’omicidio, secondo il gup, “è maturato in un contesto caratterizzato dapprima dalla rapina impropria e sfociato, con una impressionante progressione di violenza, nella perpetrazione del delitto di omicidio”.

La condanna per omicidio volontario ha tenuto conto della “natura dei mezzi usati, della reiterazione dei colpi stessi che non possono che condurre a escludere che Gal non prevedesse in alcun modo la morte”. Il gup ha deciso inoltre per l’aggravante delle crudeltà a causa “della gratuità e della superficialità dei patimenti cagionati alla vittima con un’azione efferata, rivelatrice di un’indole malvagia e priva del più elementare senso d’umana pietà”.

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