In Valle d’Aosta dieci nuovi casi di Aids ogni anno

Dal 2008 a oggi le persone contagiate sono state 38. Il 66% dei nuovi sieropositivi è risultato essere di nazionalità italiana: il 63% sono maschi, il 37% femmine; il 75% è eterosessuale, il 22% è omosessuale e il 3% è rappresentato da tossicodipendenti.
Società

L’Aids non molla la presa, anzi. I casi di nuove infezioni fatte registrare nell’ultimo triennio in Valle d’Aosta mantengono un numero costante, intorno alla decina di unità. In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, che sarà celebrata giovedì prossimo, l’assessorato della sanità, salute e politiche sociali e l’Azienda U.S.L. della Valle d’Aosta hanno fornito gli ultimi dati riguardanti la nostra regione.

Dal 2008 ad oggi le persone contagiate sono state 38: nel 2008 sono stati registrati 7 nuovi casi, 11 nel 2009 e 10 sia nel 2010 che nel 2011. In questo periodo periodo, il 66% dei contagiati è risultato essere di nazionalità italiana: il 63% sono maschi, il 37% femmine; il 75% è eterosessuale, il 22% è omosessuale e il 3% è rappresentato da tossicodipendenti. In poche parole, i nuovi sieropositivi sono in genere uomini, eterosessuali, sulla quarantina.

“I dati non sono confortanti – ha commentato l’assessore alla Sanità, Albert Lanièce – non c’è stata una diminuzione di nuovi casi nell’ultimo anno e il tasso d’incidenza sul territorio, seppur riferito ai numeri piccoli della nostra realtà, ci preoccupa: bisogna tornare a sensibilizzare la popolazione adulta che in questi ultimi anni ha abbassato la guardia”.

Il tasso annuale d’incidenza della Valle d’Aosta, calcolato dal Ministero ogni 100 mila abitanti e aggiornato al 2009, è del 7,9%: è il terzo più alto d’Italia dopo l’Emilia-Romagna (9,3%) e il Lazio (9%). La media italiana è pari al 6%.

“Nel nostro caso – ha spiegato il responsabile della Struttura Complessa delle Malattie Infettive dell’Ospedale regionale Parini, Antonio Traverso – anche un solo caso può spostare di molto le percentuali: ad esempio, aggiornando il dato al 2011, il tasso sarebbe del 7,1%”.

E’ aumentato anche il numero di pazienti che convivono con la malattia, più che raddoppiati nell’ultimo decennio (nel 2001 erano 60, ora sono circa 125). “Il tasso di mortalità è in calo – ha concluso Traverso – perché l’infezione è ben controllata dalla terapia: è vero che i farmaci sono molto cari, ma bisogna sottolineare che grazie al loro utilizzo si sono ridotti anche i casi di ricovero, con conseguente risparmio di risorse”.

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