Cromo esavalente nella falda di Aosta: Alberto Zucchi come Erin Brockovich

La falda acquifera sotto l’area Cogne è infestata di un agente chimico molto nocivo. A tirare fuori la questione, questa volta, è stato l’esponente del Popolo della Libertà che ha sottoposto alcune domande all’assessore all’Ambiente, Manuela Zublena.
La firma dell'accordo per l'analisi della falda nell'area Cogne
Politica

La falda acquifera sotto l’area Cogne è infestata di cromo esavalente, un agente chimico molto nocivo usato nel settore metallurgico per conferire resistenza alla corrosione ed una finitura lucida. E’ un fatto risaputo e genera un dibattito che in Valle d’Aosta si comporta come un fiume carsico: ogni tanto emerge per poi tornare a inabissarsi, senza che se ne sappia più nulla.

Chi vuole farsi un’idea dei pericoli del cromo VI, può guardarsi il film in cui Julia Roberts veste i panni di Erin Brockovich, l’intraprendente segretaria precaria di uno studio legale che indaga sulla contaminazione delle falde acquifere di una cittadina californiana, provocando tumori ai residenti.

 

Il dibattito in Consiglio

A tirare fuori la questione, questa volta, è stato Alberto Zucchi, esponente del Popolo della Libertà, che durante i lavori del Consiglio regionale di ieri ha sottoposto alcune domande sulle emissioni in atmosfera della Cogne Acciai Speciali all’assessore all’Ambiente, Manuela Zublena. Dal dibattito in aula è emerso che la Cas doveva intervenire con un progetto di miglioramento degli impianti filtranti e aspiranti. Una questione risolta secondo Zublena, anche se in ritardo per Zucchi, perché il nuovo filtro per aumentare la superficie filtrante è stato realizzato entro il 2008, mentre la costruzione dell’impianto di aspirazione nuovo con camino dedicato, che doveva essere installato entro il 2008, è iniziata ad aprile 2009.

 

Dai fumi all’acqua

Argomenti che però non convincono fino in fondo il consigliere del PdL che tira fuori, in coda al suo intervento, le concentrazioni anomale di cromo VI presenti nell’acqua della falda che sta sotto l’acciaieria. “Il sito internet dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente – dice Zucchi – indica da anni che ci sono dei pozzi contaminati, e queste non sono parole mie. Riconosciamo il ruolo della Cas, ma qui si tratta di controllare in maniera minuziosa tutte le attività che vengono svolte nell’acciaieria in prossimità del centro storico, tenuto conto della presenza di agenti cancerogeni e patogeni. Ci devono mettere tranquilli che non c’è nessuna correlazione tra un elevato tasso di tumori e questi eventi che si sono sviluppati”.

 

“La situazione è monitorata”

La situazione, invece, è ampiamente sotto controllo per l’amministrazione regionale. Nella serata di ieri ha diffuso un comunicato stampa in proposito. Per quanto riguarda l’acqua potabile “non vi è presenza di cromo VI come documentato da controlli regolarmente eseguiti”. “La Regione – spiega ancora la nota – tutti i mesi effettua un monitoraggio della falda e dell’acqua erogata al rubinetto della città di Aosta, da cui si può affermare, visto i certificati analitici, che alla data odierna non è stato rilevato nessun indice di inquinamento di carattere chimico fisico o microbiologico.

 

Il cromo VI nella falda di Aosta: il ‘fiume carsico’

La discussione di ieri in consiglio regionale porta in luce anche un altro aspetto, ovvero il carattere effimero di certe dichiarazioni che di tanto in tanto arrivano dai palazzi della politica. Un po’ come la storia dell’ex Splendor. Ogni anno si annuncia la sua apertura per l’anno successivo e il cinema è sempre chiuso. Il 21 febbraio del 2008 Alberto Cerise era assessore all’Ambiente e in una conferenza stampa comunicava orgoglioso che era stato commissionato uno studio al Politecnico di Milano. “I risultati arriveranno tra novanta giorni”. Passati i 90 giorni i risultati non erano ancora noti e il 10 aprile 2009 Ines Mancuso del dipartimento al Territorio precisava che i giorni erano 160 e non 90. Inutile dire che arrivato giugno, dello studio non v’era ancora traccia. Nel nostro piccolo cercammo di recuperarlo, ma rimbalzati da una persona all’altra non se ne arrivò a capo. Infine una curiosità, il limite massimo consentito di Cromo VI è di 5 microgrammi. Nel piezometro indicato come Ao23, nel 2007, i microgrammi erano 167,4. Il punto era in piena zona Cogne, dal 2008 non vengono più riportati i suoi valori. “Il piezometro si è rotto”, dicono dall’Arpa.

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