Il PDL in maggioranza è cosa fatta? Svolta storica o scelta strategica per difendere l’autonomia?

L'ingresso in maggioranza del PDL rappresenta una svolta storica che cambia radicalmente l'identità dell'UV o è una scelta dettata dalla necessità di difendere le risorse economiche che vengono attribuite alla Valle? L'opinione di Rivolin e Louvin.
Rivolin e Louvin
Politica

“L’allargamento della maggioranza al PDL è cosa fatta? Si tratta di una svolta storica, che modifica per sempre il DNA dell’UV, il partito di maggioranza del “ni droite ni gauche”, o è una scelta strategica per difendere l’autonomia e le risorse economiche?”. Le risposte di Joseph Rivolin e Paolo Louvin.

Joseph Rivolin

Posto che l’adesione o meno del PDL alla maggioranza regionale è cosa che deve essere decisa dai partiti e movimenti interessati, non capisco da dove salti fuori l’idea che l’eventuale allargamento della maggioranza regionale significherebbe una mutazione genetica dell’Union Valdôtaine. È una monumentale scemenza. Tra il 1949 e il 1990, quando il dualismo DC/PCI era una cosa seria (contrariamente al bipolarismo da operetta di oggi) l’UV è stata alternativamente al governo regionale con la DC dal 1949 al ’54, all’opposizione e poi al governo e poi ancora all’opposizione con il PCI dal ’54 al ’70, e ancora in minoranza e poi al governo con la DC dal ’70 al ’90, quando fu relegata all’opposizione dall’inedita alleanza DC-PCI. Dopo il patatrac dei partiti nazionali è tornata al governo con i post-comunisti, che l’hanno però “mollata” nel 2005. In tutti questi passaggi ha perso qualche pezzo (recuperandone altri), ma non si può certo dire che abbia smesso di essere se stessa. Anzi, ha dimostrato proprio di rimanere “au-dessus e au-delà de la droite et de la gauche”, persino quando gli unionisti hanno dovuto digerire l’entrata in Giunta dell’estrema sinistra antiautonomista di Riccarand. Perché i post-democristiani del PDL dovrebbero essere più pericolosi per l’identità dell’UV di quanto lo fossero DC e PCI? Forse che certi unionisti temono per le proprie convinzioni? I loro principi sono così deboli? O semplicemente temono di perdere peso all’interno del Mouvement perché troppo sbilanciati a sinistra? La verità è che l’Union non cambia, ma i tempi sì. Trent’anni fa, ai postfascisti si vietava l’uso di piazza Chanoux per i comizi, per ragioni di ordine pubblico: oggi, considerandoli “evoluti”, li si invita a tenere lezioni alla “Scuola per democrazia”, e la sedicente sinistra – anch’essa “evoluta”, evidentemente – non solo non trova nulla da ridire, ma si associa nella persona di un ex Presidente della Camera postcomunista.

È ovvio che i giri di valzer dell’UV corrispondono alla strategia, perseguita per oltre 60 anni, di difendere e rafforzare l’autonomia, cosa che sembra sinora abbastanza riuscita nell’interesse di tutti. Oggi siamo di fronte a una situazione difficile, che richiede più che mai la massima concentrazione di forze in un fronte autonomista compatto, sia ad Aosta sia a Roma. Spiace costatare che, al momento del voto di fiducia al governo nazionale, con un voto contrario alla Camera dei Deputati si sia persa l’occasione di dimostrare questa compattezza: un voto che testimonia come certi ambienti politici siano ancora prigionieri di rigidità ideologiche obsolete, che fanno gli interessi di bottega di un’opposizione inconcludente, anziché quelli della Valle d’Aosta e dei Valdostani.

Paolo Louvin

Ma perché, non capisco bene la domanda, non erano già in maggioranza dall’inizio della legislatura? In Valle d’Aosta accadono fatti strani che non consentono al resto del mondo di comprendere quanto vi accade. Perché la situazione è realmente inspiegabile. Nel mio piccolo mondo di (libero?) pensatore ho creduto di poter inquadrare in certi momenti storici il comportamento, la tendenza, la direttrice delle forze politiche che si agitano nel mare della nostra politica montana. In questo minuscolo mondo di (libero?) cittadino ho creduto di poter scegliere, anche sulle scorte di un retaggio ideologico un po’ datato, le forze politiche che avrebbero governato la mia regione in relazione alla loro direzione politica. Lo ammetto sono un po’ limitato: mi sarebbe bastato scegliere tra destra e sinistra. Non è difficile. Bastava mi dicessero: scegli! Destra o sinistra. Ma anche droite o gauche, non me la sarei mica presa, non ne facevo una questione linguistica, ma…

Da un tocco alla simsalabim che avrebbe lasciato il mago Silvan a bocca aperta, da un esercizio al trapezio che avrebbe strappato una selva di applausi al Circo Togni, i politici nostrani si sono inventati il “ni droite ni gauche”. ‘azzo… e noi che volevamo scegliere tra destra e sinistra ci siam trovati spiazzati. E anche la destra e la sinistra in Valle si sono trovate spiazzate perché con una frase sola sono state cancellate: ni droite ni gauche. ‘azzo… ma allora cosa succede in Valle d’Aosta di così complicato che non può essere capito al di fuori dei nostri confini regionali e non può essere detto all’interno della nostra verde vallaye senza essere tacciati di ingratitudine verso la terra nutrice.

Succede che un ristretto gruppo di potere ha in mano da oltre un ventennio l’elettorato regionale grazie ad un ramificato sistema di società controllate, partecipate, aiutate a sopravvivere, di contributi, mutui, finanziamenti, incarichi e consulenze, appalti in affidamento diretto e gestisce il potere in un clima di pseudo-democrazia scegliendo ora a destra ora a sinistra, a seconda del momento, gli alleati per vedere garantite nel tempo le risorse che provengono da Roma. In realtà non ci sono più maggioranza ed opposizione: è un turn over alla corte del re per il quale non bisogna gridare troppo forte quando si è all’opposizione perché domani, chi sa, potremmo essere chiamati noi e allora teniamo basso il profilo di scontro, qualche scaramuccia e poi tutti a pranzo assieme.

Questa è la politica nostrana o forse questa è la politica tout court (affermazione un po’ qualunquista ma politicamente corretta perché fatta in francese). Non è un problema di DNA per l’UV, è qualcosa di più complesso, legato alla teoria darwiniana dell’evoluzione: le funzioni del cuore sono state sostituite da quelle dello stomaco. Solo questa evoluzione ha potuto consentire al popolo unionista di continuare ad ingerire nuovi bocconi amari senza collassare. E questo è l’ennesimo, certo non l’ultimo. Quo usque tandem…

Questo per quanto riguarda gli ubbidienti unionisti; ma qualcuno del Popolo delle Libertà vorrebbe andare al governo per portare un po’ di liberismo nel paese più assistito del mondo? Ma mi faccino il piacere!

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