Il Vescovo di Aosta commenta l’abbandono dell’abito sacerdotale da parte di un giovane prete

Nell’editoriale del Corriere della Valle scrive: “Un avvenimento come questo crea disagio e amarezza nei giovani perché loro hanno bisogno di testimonianze controcorrente e non di complicità. Come vescovo, non posso non dire che patisco con tutti”.
Mons. Giuseppe Anfossi, Vescovo di Aosta
Società

“Non è la diminuzione di preti a preoccupare innanzitutto, ma la perdita di un presbitero con la sua avventura di uomo e di credente”. E’ quanto il Vescovo di Aosta Mons. Giuseppe Anfossi scrive dell’editoriale del settimanale diocesano “Il Corriere della Valle” in merito alla recente decisione di Don Dario Fanelli, 32 anni compiuti il 10 luglio, parroco di La Thuile di abbandonare l’abito sacerdotale.  

Quando un credente vede un amore morire e un legame sciogliersi – parlo di sposi che si separano e di preti che lasciano il ministero – è come se vedesse il mondo indebolire il suo soffio vitale e la chiesa il flusso della sua grazia- scrive Mons. Giuseppe Anfossi – Non si può non provare sgomento e dolore. E’ avvenuto in questi giorni quando tutti i valdostani hanno ricevuto la notizia di un nostro giovane sacerdote che ha lasciato il ministero. Nonostante la grande sofferenza devo dire che i nostri fedeli nel loro modo di leggere questo avvenimento stanno mostrando maturità. Ne è parte l’orientamento a non giudicare mai la persona e a rispettare le decisioni, pur affermando che chi assume pubblicamente un ministero deve fare di tutto per essergli fedele; lo si chiede agli sposi e a maggior ragione ai sacer doti”.

Non è la diminuzione di preti a preoccupare innanzitutto, ma la perdita di un presbitero con la sua avventura di uomo e di credente – aggiunge il Vescovo – Un avvenimento come questo crea disagio e amarezza nei giovani perché loro hanno bisogno di testimonianze controcorrente e non di complicità. Quanto a me, come vescovo, non posso non dire che patisco con tutti: con i sacerdoti, i fedeli, i giovani e gli adulti. La nostra vita di fede si gioca, come dice il titolo di un’opera di Simon Weil, tra La Pesanteur et la Grâce”.

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