Riflessioni sul sorvolo in aliante del Parco Nazionale del Gran Paradiso

"Mi chiamo Enrico Girardi, faccio l’architetto e per passione volo da quando avevo 15 anni. A fine Marzo 2015 mi sono visto recapitare dal Tribunale di Aosta una condanna penale con 500 euro di ammenda"
I lettori di Aostasera, Società

 

Mi chiamo Enrico Girardi, faccio l’architetto, ho una bella famiglia, e per passione volo da quando avevo 15 anni (ormai 30 anni fa). A fine Marzo 2015 mi sono visto recapitare dal Tribunale di Aosta una condanna penale con 500 euro di ammenda e la conseguente trascrizione sul casellario giudiziario: per i prossimi 2 anni sarò un pregiudicato.
E’ successo che a fine luglio 2014 ho sorvolato l’ingresso della Valsavarenche per una decina di minuti con un aliante dell’aeroclub Valle d’Aosta. 
Una guardaparco – indiscutibilmente scrupolosa – mentre stava osservando il nido del gipeto, mi ha notato e ha scattato alcune foto denunciando il fatto che il mio volare spaventava alcuni stambecchi; questi, intimoriti dalla sagoma dell’aliante (definita simile ad un rapace) fuggivano disorientati rischiando di cadere giù per il pendio. Similmente il suo cane appariva disturbato dal rumore dell’aliante; nel suo verbale ad un certo punto mi vede ad una trentina di metri dal pendio, e poi addirittura ad una decina.
Corrado Gex, nostro stimatissimo parlamentare, era un appassionato di aviazione e, fra le altre cose, promosse lo sviluppo del volo sportivo e turistico – cosa assai diversa da quello commerciale – ben oltre 60 anni fa. 
Nel recepimento di questa splendida attività che è il volare fra le montagne, e volendo tutelare il Parco, fu promulgata una Legge Regionale – la n°15 del 1988 – che sostanzialmente vieta agli aerei a motore il sorvolo del Parco al di sotto dei 500 m sul terreno. Ad oggi tale Legge è ancora vigente, almeno per quanto mi sia dato di sapere. L’intento normativo era palese: non disturbare la fauna con il rumore dei motori ad elica, ritenendo che volare sopra ai 500 m non desse fastidio neppure con un aereo a motore.
Mediamente ero oltre i 500 m sulla verticale del terreno; non saprei quantificare la distanza laterale dal pendio, ma non stavo tentando di farmi del male. Di fatto comunque sono entrato nel confine del Parco, per quanto senza rendermene conto, pensando – a priori – che la Legge Regionale mi tutelasse. Ho scoperto che esiste un comma del regolamento del Parco Nazionale del Gran Paradiso che genericamente ne vieta il sorvolo nel modo seguente.
Tralasciando l’aspetto normativo in merito al quale ci sarebbe da discutere, ed appoggiandomi al buon senso, mi chiedo se davvero gli stambecchi si spaventino per un silenzioso aliante, e se davvero a causa di ciò rischino di scivolare sul pendio, loro terreno naturale. Faccio l’architetto e non posso dare una risposta certa, però…
Nel periodo primaverile ed estivo svariati alianti francesi e svizzeri passano regolarmente sul Parco (ma con targa estera e dunque non riconducibili all’aeroclub); periodicamente ci sono elicotteri (certamente autorizzati) che sorvolano il Parco, per non parlare degli aerei di linea – anch’essi con una sagoma simile a quella di un rapace – che passano in quantità notevoli e giornalmente sul Parco – zona Mt Grivola – dove c’è un punto di riporto.
Sovente in volo mi capita di essere affiancato da qualche aquila, la quale, tutt’altro che spaventata, si affianca all’ala e mi accompagna per un po’. Vi sono studi scientifici condotti in Germania e pure sul Parco Nazionale del Velino in centro Italia, dove si dimostra che in realtà alianti e rapaci convivono senza problemi, aiutandosi vicendevolmente nel riconoscere i punti di salita (le termiche) utili ad entrambi. Se dessimo loro fastidio, ne sono certo, le aquile ci attaccherebbero; ma fra di noi c’è grande rispetto.
Mi chiedo se non sia possibile semplicemente trovare un punto di equilibrio fra la tutela della fauna, e l’oggettivo disturbo che può causare un aeromobile senza motore, compresi i parapendii, i deltaplani e le mongolfiere, magari in recepimento della Legge regionale che già esiste.
La notizia di questa denuncia ha fatto il giro del mondo volovelistico europeo, creando scalpore: Aosta è molto conosciuta per le sue peculiarità volovelistiche, quasi uniche; negli anni ’80 e ’90 era meta di un intenso turismo di piloti d’aliante, ora messo in seria difficoltà dalla trasformazione – a mio personale avviso profondamente errata – dell’aeroporto in attività commerciale (finta, visti i risultati).
Ho più volte chiesto un incontro con i vertici dell’Ente Parco, ma ad oggi non ho avuto alcun riscontro concreto: solo qualche email. Le richieste di chiarire ed armonizzare la situazione a livello nazionale sono state davvero tante, ed in tale direzione c’è la volontà di chiedere un intervento da parte di AeroClub Italia.
Se ad Aosta mai davvero dovessero venire gli aerei da 80 posti per i quali è stato fatto un investimento più che discutibile (ampliamento aeroporto, aerostazione incompiuta, volo strumentale, ecc…), ecco, probabilmente quelli spaventerebbero i camosci un pochino di più di un aliante senza motore che solca il vento.
Dopo una vita trascorsa nell’aeroporto regionale ritengo evidente che il futuro del volo locale sia tursitico-sportivo, di nicchia, rispettoso del contesto montano; cosa che un aereo di linea commerciale non può essere ponendosi in netta antitesi con la sostenibilità ambientale.
Per concludere la vicenda, a fronte della denuncia avrei potuto difendermi: vi sono almeno una trentina di cause molto simili alla mia, se non identiche, vinte dai piloti; ma trattandosi di procedimento penale, anche in caso di vittoria, la parcella dell’avvocato sarebbe stata a mio carico; chiesti due preventivi ho preferito pagare l’ammenda ed accettare la condanna: il rapporto costi/benefici risultava sproporzionato.
Ammetto che la tentazione di far causa alla guardaparco continua a farsi strada nella mia mente, sostenuto fra l’altro da piloti-avvocati che hanno studiato la questione; ma resto aggrappato all’ideale di poter avviare invece una discussione costruttiva con gli Enti, e magari anche con la guardaparco che vorrei portare in volo, in modo tale che si renda conto di che cosa stiamo parlando: chi vola è quasi sempre un super-appassionato che fa sacrifici enormi pur di poter stare per aria, non un è un integralista.
Amo la natura e la rispetto, non mi ritengo un delinquente. Gli estremismi – e reputo che la denuncia ricevuta sia tale – conducono ad altri estremismi: lo vediamo tutti i giorni al TG. 
Chiudo in modo scherzoso. Mi viene in mente un’altra interpretazione dell’accaduto che propongo di seguito: quel giorno mi trovavo in volo con il mio aliante fuori dal parco nazionale, proprio vicino al confine, quando in lontananza ho notato uno strano riflesso provenire dal costone dove covano i gipeti. Ho subito pensato a cacciatori di frodo, quindi mi sono abbassato velocemente per accertarmene. Ed in effetti ho notato un individuo sospetto che si nascondeva tra le sterpaglie con il suo cane da caccia. Ho cercato di metterlo in fuga facendo qualche passaggio in alto sopra la sua testa, ma ho notato una canna puntata verso l’aliante, probabilmente il fucile, e intimorito ho dovuto andarmene. In fondo siamo tutti stambecchi spaventati. Eppure si potrebbe convivere.

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