Sempre meno imprese in Valle: la crisi si abbatte soprattutto sull’agricoltura

Diffusi i dati Unioncamere. Dal 2006 ad oggi il bilancio anagrafico delle imprese si è chiuso sempre con il segno negativo. E in 5 anni si sono perse 442 imprese, di cui la metà circa nel settore agricolo.
Foto Karen Larsen
Economia

C’è sempre meno voglia di fare impresa in Valle d’Aosta. Basta guardare i dati di Unioncamere per capire come la crisi si sia abbattuta sul sistema imprenditoriale valdostano. Dal 2006 ad oggi il bilancio anagrafico delle imprese si è chiuso sempre con il segno negativo. Ma non solo. Negli ultimi anni sono sempre meno le imprese attive. Se nel 2006 infatti si contavano in Valle 12.728 imprese, nel 2009 12.448, l’anno scorso si è arrivati a 12.286 ovvero 442 imprese in meno in cinque anni.

Altro dato allarmante riguarda la nati-mortalità. Nel 2011 a fronte di 799 imprese nate, 917 sono quelle che hanno abbassato la saracinesca con un saldo negativo di 118 unità.  E anche il 2012 non sembra prefigurare grossi cambiamenti. Nel primo trimestre di quest’anno 247 sono state le nuove iscrizioni contro le 360 cancellazioni.

A registrare una nati mortalità più alta sono le imprese agricole. Nel 2011 su 49 nuove iscrizioni, 131 sono state le cessazioni. A seguire il settore delle costruzioni con 160 nuove iscrizioni e 209 cancellazioni e il settore commercio all’ingrosso e dettaglio con 115 iscrizioni e 176 cancellazioni.

L’agricoltura negli ultimi due anni ha perso 181 aziende mentre per il settore costruzioni e commercio il ricambio ha permesso comunque di mantenere pressoché immutato il numero di aziende attive.

“Che il settore sia in crisi è sotto gli occhi di tutti” sottolinea il direttore di Coldiretti Vda, Ezio Mossoni secondo il quale a colpire il settore è soprattutto l’aumento dei costi del carburante e l’”altissimo” costo della manodopera in una regione in cui “è difficile meccanizzare il lavoro”. A ciò si aggiunge il calo dei consumi.

Per la Coldiretti però la crisi può essere anche un’occasione per l’agricoltura. “Dobbiamo guardare il bicchiere mezzo pieno – spiega Mossoni – perché la crisi sta trasformando in meglio il settore ovvero ci si avvicina verso un sistema più di tipo imprenditoriale e meno legato all’autosostentamento con i piccoli che chiudono a favore di imprese più strutturate. Ad esempio per quanto riguarda l’allevamento la media dei capi ad azienda è passata da 23 a 28.”

Certo un piccolo rammarico rimane “i piccoli, soprattutto quelli che operano in montagna – conclude Mossoni – sono quelli che mantenevano meglio il territorio”.
 

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